ARTICOLI
Molto più che il pagliaccio
Autore: David Wheeler
Data pubblicazione: 04 Jun 2008 http://careers.bmj.com/careers/advice/view-article.html?id=2967
David Wheeler presenta il punto di vista di un medico di base sui
laboratori d'improvvisazione in clowning e racconta come lo hanno
aiutato a gestire il carico emotivo delle consultazioni mediche
quotidiane. Questo articolo è pubblicato sul sito di BMJ,
l’organo ufficiale delle pubblicazioni della British Medical
Association (l’Ordine dei Medici Britannico) ndr.
Io sono un medico di base in uno studio medico grande in centro
città e un terzo dei miei pazienti proviene dall’Africa.
Abbiamo visite da 10 minuti, con 18 pazienti prenotati per ogni
sessione di ambulatorio. Chiamo il prossimo paziente. E’ una
donna del ceto medio la quale, di recente ,ha traslocato in zona
e oggi ci conosciamo per la prima volta. Si presenta con dolori
pelvici non specifici che rivelano la sua preoccupazione rispetto
alla propria fertilità, per la quale vorrebbe ulteriori indagini.
Si lamenta anche dei tempi di attesa prima di vedere il medico ed
ha un elenco di altre preoccupazioni che riguardano la sua salute.
Cosa dovrei fare? Limitarmi all'ambito “sicuro” della
valutazione clinica dei dolori pelvici ed evitare l’intera
questione mandandola da un buon ginecologo? O dovrei applicare la
definizione deontologica (della Royal College of General Practioners)
di un buon medico, ed esplorare il problema in modo olistico, nel
complesso del suo contesto (psicologico, sociale e culturale) in
modo che la paziente si sente compresa, informata, supportata e
convinta che arriverà in fondo alla questione con questo
medico? Si commettono più facilmente degli errori quando
la comunicazione è carente e vi è mancanza di comprensione
tra il paziente e il medico. In soli 10 minuti io dovrei affrontare
i problemi di questa paziente; impostare sia il piano terapeutico
che il follow-up; inoltre trovare un punto di incontro empatico
e trans-culturale; sperando sempre di non fare nessun errore che
mi porti davanti ad un tribunale, o ad affrontare un’udienza
dell’Ordine dei medici (General Medical Council), o sui giornali.
E sotto questo tipo di pressione come posso mantenere la mia umanità
e il giusto coinvolgimento per i 18 pazienti prenotati per ogni
sessione?
Esistono tanti modelli e tecniche per aiutare i medici a organizzare
una visita in modo da esplorare i problemi dei pazienti e arrivare
a un piano di azione condiviso, ed è stata ampiamente esplorata
la questione di come i medici di base possono mantenere l’equilibrio
emotivo durante ogni visita. Quello di cui io ho bisogno è
un metodo pratico per affrontare la sfida emotiva.
Clowning
Ho frequentato il mio primo laboratorio d’improvvisazione
in clowning nel 1993. La pubblicità di Nose to Nose, l’associazione
fondata da Vivian Gladwell, diceva, “Scopri il clown che c'è
in te,” e mi sembrava interessante come forma per scoprire
se stessi, sebbene un po’ impegnativa. Questo era chiaramente
qualcosa di completamente diverso dal pagliaccio del circo. Entrambi
i giorni di laboratorio iniziavano con una serie di esercizi fisici
attraverso i quali sperimentare l’uso del nostro corpo attraverso
i movimenti, la voce e lo spazio intorno a noi, per esprimere i
nostri sentimenti e ricevere quelli degli altri. Questo ci preparava
ad improvvisare sul palco, prima individualmente in semplici esercizi
e poi col tempo (e in laboratori successivi) in improvvisazioni
più complesse in coppia e in gruppo. I compagni di corso
erano il pubblico che apprezzava e Vivian ci dava feedback incoraggianti
dopo ogni improvvisazione. Il calore e l’umorismo del gruppo
alleviavano l’insicurezza di apparire sul palcoscenico.
L’Improvvisazione
Come tutti i giochi, il clowning ha delle regole e richiede delle
abilità che possono essere acquisite con la pratica e il
feedback. I clown sono empatizzatori professionali che devono ascoltare
e rispondere agli altri clown sul palco, ai propri sentimenti e
a quelli degli spettatori. Sono improvvisatori e non hanno nessun
copione. A loro piacciono i problemi e non hanno fretta di risolverli.
Sono incoraggiati a stare col problema, a esplorare le possibilità
che esso offre e a resistere alla tentazione di non bloccare le
idee e i suggerimenti degli altri clown, accettando le loro sfide,
e trasformarle a proprio modo. I clown sono sensibili alle emozioni,
ma non ne sono soprafatti. Prendono le distanze dalle emozioni abbastanza
da comprendere obbiettivamente la situazione e poterci giocare.
Nel fare questo, devono anche essere sensibili alle risposte degli
spettatori e a ciò che loro si aspettano. Sono limpidi e
vulnerabili e fanno errori. Possono essere sovversivi, trasgredire
le regole e sfidare le convenzioni, ma soltanto dopo averle prima
stabilite e seguite.
Io ho visto quanto tutto questo si rispecchiava nelle mie quotidiane
visite ai pazienti. Se si entra nel mondo del paziente, lo schema
biomedico per l’anamnesi si rivela spesso limitato. Diventa
sempre più importante essere ricettivi alle loro idee e affermazioni
e rispondere alla loro emotività. Essere capace di prendere
le distanze dal dramma, abbastanza da giocarci, è una lezione
di alto valore da imparare. Devo rimanere emotivamente stabile,
non soltanto per il paziente che ho davanti ma anche per gli altri
diciassette in attesa.
Vulnerabilità
La lezione più difficile da apprendere dall’improvvisazione
del clown è la vulnerabilità. La medicina di base
è una disciplina di una complessità enorme. Come medico
non posso avere sempre ragione; mi posso considerare fortunato se
le mie diagnosi e la gestione dei pazienti sono quasi sempre corrette.
Certo, posso utilizzare le strategie di gestione del rischio per
migliorare le mie probabilità, ma quello è evitare
il nocciolo della questione. In fin dei conti sono vulnerabile e
il paziente ed io dobbiamo intenderci rispetto a questo. Un modo
per raggiungere questa intesa è condividere le decisioni
con il paziente, usando l’umiltà e la sensibilità
del mio clown per arrivare ad una decisione veramente condivisa.
Quando i clown si incontrano a un livello di profonda comprensione,
ci coinvolgono con la loro ingenua capacità di giocare. E’
questo tocco leggero insieme all’irriverenza che ci libera,
almeno momentaneamente, dalla pesantezza delle nostre preoccupazioni
quotidiane. Essere il clown in uno di questi momenti è davvero
magico; quindi, nella mia routine quotidiana, cerco le occasioni
per essere giocoso e fare il clown. L’umorismo può
contribuire positivamente a una visita se inserito in modo sensibile
nel dialogo tra il medico e il paziente.
Gestire le emozioni
Bene, come fa il medico con l’esperienza dell’improvvisazione
del clown a gestire la visita con la paziente descritta qui sopra,
cercando di capire cosa vogliono dire per lei i vari sintomi fisici
e nel frattempo arrivare un piano d’azione medico razionale?
Credo che questo abbia a che fare con la capacità del clown
di gestire delicatamente, anche se obbiettivamente, le emozioni
(le mie e quelle degli altri) senza sentirsi sopraffatto. Il premio
è, in primo luogo, la mia capacità di continuare ad
ascoltare la paziente mantenendo il controllo della situazione,
per assicurare che entrambi ne possiamo uscire con un senso di soddisfazione;
e in secondo luogo, alla fine della giornata, sentire che non c’è
nessun’altro lavoro che vorrei fare, se non questo.
References
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Being a general practitioner. London: RCGP, 2006.
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Silverman J, Kurtz S, Draper J. Skills for communicating with patients.
2nd ed.Oxford: Radcliffe Medical Press, 2004.
Salinsky J, Sackin P. What are you feeling, doctor? Oxford: Radcliffe
Medical Press, 2000.
Nose to nose—discovering the clown within. www.nosetonose.info/
David Wheeler GP trainer and programme director for Greenwich GP
specialist training programme Gallions Reach Health Centre, London
davidwheeler@homechoice.co.uk
Cite this as BMJ Careers ; doi:
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